Se stai pensando di aprire la partita IVA come architetto, il primo passo da fare è capire esattamente tutto quello a cui devi provvedere per metterti in regola. Quanto tempo ci vuole? Quanto costa? Che regime fiscale è meglio scegliere? Ecco tutte le risposte per iniziare a pensare a una carriera da architetto freelance.
Così come per altre professioni moderne, quella dell’architetto è mutata profondamente. Partiamo dalle specializzazioni: i campi sono principali sono tre, architettura, urbanistica e disegno industriale, ma poi possiamo distinguere queste figure professionali:
Una volta ottenuta la laurea e superato l’esame di stato, ci si deve iscrivere all’Ordine degli Architetti, che a sua volta prevede due sezioni: la sezione A comprende architetti, paesaggisti, pianificatori territoriali e conservatori, mentre la B gli architetti junior e i pianificatori junior, che hanno ottenuto solo la laurea triennale. In tutti i casi, contestualmente deve avvenire anche l’iscrizione a INARCASSA, la cassa previdenziale dedicata.
Un discorso a parte merita chi non ha l’abilitazione come architetto, perché non ha ancora affrontato l’esame di stato. Spesso avviene all’inizio della professione, dopo la laurea: se già si lavora, è comunque possibile aprire la partita IVA con gestione separata INPS.
Se non si è assunti da uno studio, ma si lavora in maniera continuativa come architetto freelance, scatta l’obbligo di aprire partita iva per architetti.È un’operazione molto veloce e semplice, che conviene però affrontare sempre con il proprio commercialista. Nella richiesta all’Agenzia delle Entrate per ricevere il codice di 11 cifre serve anche inserire il regime fiscale scelto, ovvero il forfettario o la contabilità semplificata. Per chi vuole invece aprire un proprio studio di architettura, potrebbe essere consigliabile l’apertura di una srl semplificata
I costi di apertura della partita IVA per architettisono molto contenuti. Servizio Contabile Italiano propone la cifra di 50 euro + IVA, a cui aggiungere poi i costi relative alla gestione annuale. maggiori informazioni sullle tariffe contabilità
In base ai consigli del proprio commercialista, prima di iniziare è opportuno valutare quale soluzione scegliere tra regime regime forfettario o flat tax oppure per la contabilità semplificata.
Regime forfettario o flat tax | contabilità semplificata | |
---|---|---|
Contributi previdenziali obbligatori | Si | Si |
Esenzione contributi previdenziali per chi è dipendente full time | Si | Si |
Sconto sui contributi previdenziali per chi è pensionato e possibilità di richiedere un supplemento della pensione | Si | Si |
Fatturazione elettronica obbligatoria | Si | Si |
Tassazione agevolata | Si | No |
Si scaricano costi | No | Si |
Requisiti per adesione | Si | Accesso senza restrizioni |
Contabilità e dichiarazione dei redditi attività obbligatoria | Si | Si |
Pagamento iva obbligatorio | No | Si |
Il regime forfettario vienechiamato anche flat taxperché offreun’imposta unica al 15% (5% per i primi 5 anni nel caso di startup). È consigliato soprattutto per gli architetti all’inizio della loro carriera professionale, dato che impone di non superare la soglia di reddito annuo di 85.000 euro.
Si chiama forfettario perché l’imponibile su cui si pagano le imposte è una percentuale del fatturato definita da un coefficiente di redditività ipotizzato per ogni tipologia di attività, chiamato Codice ATECO. Inoltre, le fatture sono emesse senza IVA e non si scaricano i costi.L’architetto che aderisce al regime forfettario è esentato da fatturazione elettronica, ma deve pagare il bollo sulle fatture, se di importo superiore a 77,47 euro.
Ipotizziamo il caso di unarchitetto paesaggista al primo anno.Nel suo primo anno come libero professionista ha avuto un fatturato lordo di 60.000 euro. Il coefficiente di redditività ATECOèidentificato dalla cifra 71.11.00 ed è pari al 78%: l’imponibile su cui saranno pagati i contributi è quindi 46.800 euro. I contributi INARCASSA o INPS (iscrizionealla gestione separata) sono deducibili dal fatturato e vanno sottratti prima di calcolare la quota di tasse del 5% da pagare allo Stato.
Se non rientri nel regime forfettario, ovvero hai superato il limite di 85.000 euro, puoi optare per il regime in contabilità semplificata. In questo caso le tasse vengono pagate sulla differenza tra ricavi e costi sostenuti per l’attività. In più, in fattura devi inserire l’IVA, che va liquidata durante l’anno, diversamente dal caso del regime agevolato.
Ipotizziamoil caso di un architetto d’interni che in un anno ha guadagnato 100.000 euro e ha avuto20.000 euro di costi di gestione.Dall’utile lordodi 80.000 euro vanno sottratti i contribuiti INARCASSA o INPS per la gestione separata. Dal nuovo imponibile vanno tolte le tasse, ovvero l’IRAP del 3,9% e dal nuovo imponibile l’IRPEF della fascia di reddito equivalente e le addizionali IRPEF secondo comune o regione di residenza.
Gli architetti iscritti all’albo devono contestualmente iscriversi anche alla cassa previdenziale di riferimento, INARCASSA. Diversamente, c’è l’obbligo di iscrizione alla gestione separata INPS, come gli altri professionisti. Ciò prevede il pagamento del 25,72% sul fatturato annuale, al netto delle spese (forfait o spese sostenute).
La fattura elettronica è obbligatoria per tutti dal gennaio 2024. Servizio Contabile Italiano offre il servizio di fatturazione elettronica integrata, che permette di inviare e contabilizzare le fatture direttamente dalla piattaforma online, in un solo passaggio.
La professione dell’architetto è una tra le più amate in Italia. Se stai pensando di metterti in proprio, scegli un commercialista che ti assista per aprire la partita IVA: Servizio Contabile Italiano è al tuo fianco per vivere con serenità la tua nuova vita da architetto freelance.